Obiettivo: riportare l’outcome obiettivo e soggettivo a lungo termine dopo colpoisterectomia con colpocleisi nelle donne avanti negli anni. Materiali e metodo: abbiamo condotto uno studio retrospettivo su 32 pazienti di eta > 65 anni. Le caratteristiche delle pazienti, i dati
dell’intervento e l’outcome obiettivo sono stati ottenuti dalla consultazione ambulatoriale delle cartelle cliniche delle pazienti. I dati soggettivi sono stati ottenuti mediante intervista telefonica standardizzata. Risultati: 32 pazienti di eta compresa tra i 65 e gli 85 anni con
prolasso utero-vaginale di 3° grado, durante un tempo di 6 anni, sono state trattate con colpoisterectomia, colpocleisi, duplicatura sub-uretrale, accostamento alto degli elevatori, colporrafia anteriore e posteriore. La durata media dell’intervento e stata di 83 min. (range 55-130 min), il decremento medio dell’Hb e stato di 2,1 mg/dl (range 0,5-2,8 mg/dl) e la degenza media ospedaliera di 8,3 giorni (range 6-16 giorni). La recidiva del prolasso e stata osservata in 2 casi, i sintomi di incontinenza da sforzo persistono in 2 casi e si ripresentano in altri 2 casi. Non sono state osservate complicanze intraoperatorie, invece e stata osservata una complicanza postoperatoria (ematoma pelvico). Il follow-up va da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 5 anni. All’intervista telefonica 18 pazienti si sono dichiarate molto soddisfatte, 10 soddisfatte e 4 insoddisfatte. Conclusioni: la colpoisterectomia con colpocleisi offre un trattamento efficace nel trattamento del prolasso utero-vaginale completo nelle donne avanti negli anni.
Gli Autori riferiscono su 7 casi di sarcomi uterini, di cui 3 casi di leiomiosarcoma, 2 casi di sarcoma misto, 1 caso di sarcoma stromale endometriale ed evidenziano che la diagnosi clinico-strumentale prechirurgica di sarcoma uterino e molto difficile. La terapia chirurgica rimane il trattamento principale. L’efficacia della terapia adiuvante chemioterapica deve essere ancora verificata. I dati riportati, in accordo con quelli della letteratura, confermano l’atteggiamento aggressivo del sarcoma uterino con alta incidenza delle recidive.
The Authors, for testing the opiate receptors role in human PRL secretion, performed the following experiment: they administered: 1) to 24 women during day 2 and 4 of the puerperium, divided into 3 groups of 8 subjects, respectively 5, 10, 20 mg naloxone. 2) to 16 women during day 3 and 4 of the puerperium, divided into 2 groups of 8 subjects, during mechanical breast stimulation with a breast pump (10 min for each breast), respectively 5, 10 mg naloxone. 3) to 12 women in physiological menopause, in basal condition and after administration of oestradiol 17-n-valerate 4 mg/die over ten days, 10 mg naloxone. 4) to 7 women in physiological menopause, in basal condition and after administration of ethinyl-oestradiol 50 micrograms/die over ten days, 5 mg morphine hydrochloride. They observed that naloxone is not able to reduce either basal PRL secretion in menopausal women, or puerperal hyperprolactinemia, or PRL release induced by mechanical breast stimulation. On the contrary, an exogenous opiate administration produced a PRL significant increase (P less than 0.01) and such increase has been affected in a statistically significant way (P less than 0.05) by the oestrogen rate.
Arocha’s scientific realism (2021) puts at the center of psychology the individual and their variability in behavior: the individual appears to be irreducible to what emerges from the analysis of aggregate data. According to this position, psychology’s aim is to uncover the mechanisms underlying the observable world. This entails adopting the cause-based approach of the natural sciences. Arocha’s article also refers to final causes and intentions and thus to the reason-based approach of the human sciences in contrast to that of the natural sciences. Thus, it is not clear whether the article aims to reduce the final causes to mechanical causes or supports the irreducibility of the former. Starting from these remarks, this comment will argue that the reason-based approach is preferable to the cause-based approach in order to have a scientific psychology. Adopting the reason-based approach also avoids the appeal to aggregate data by focusing upon the single case.
Obiettivo: determinare l'incidenza, l'indicazione e l'associazione con il parto cesareo dell'isterectomia peripartum (I.P.), la morbilita e la mortalita materna e neonatale. Materiale e metodo: sono stati esaminati tutti i casi di isterectomia peripartum osservati presso l’U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'A.O.S. S. Antonio Abate di Trapani dall’1/01/2001 al 31/05/2006. Risultati: sono stati eseguiti 13 interventi di I.P. pari al 2,26‰ parti di cui 46,1% come isterectomia totale, e 53,9% come isterectomia
subtotale. Il 69,2% degli interventi praticati e stato eseguito in condizioni d'emergenza mentre il 30,8% e stato programmato. Le indicazioni sono state: placenta previa accreta (38,4%), placenta accreta n.i. (7,6%), metrorragia da distacco intempestivo di placenta, Hellp sindrome e CID (38,3%), atonia uterina resistente a terapia medica
(15,5%) e rottura d'utero (7,6%). Otto pazienti (61,6%) erano precesarizzate. In 12 pazienti (92,4%) l'intervento e stato eseguito durante o subito dopo parto cesareo. E stata osservata una morte materna per embolia polmonare mentre, per quanto riguarda la morbilita, il 38,4 % delle pazienti e stato trasferito in terapia intensiva, una paziente e stata sottoposta a 4 laparotomie successive. Non si e avuto
alcun caso di mortalita neonatale. Conclusioni: la placenta previa accreta e la piu comune indicazione all'intervento di isterectomia peripartum; essa e proporzionalmente
associata con il numero di pregressi parti cesarei che predispongono la cavita uterina ad inserzioni piu basse e profonde.