Sulla legittimità dell’imposizione tributaria: teologi moralisti, giuristi e ius proprium (sec. XIII-XV)

2020 
italianoL’imposizione fiscale propone da sempre problemi di natura giuridica, economica, morale e religiosa. Dopo l’eta feudale, con l’affermazione dei comuni e dei regni nazionali, l’argomento diviene di grande attualita, perche quelle istituzioni politiche si reggono su apparati burocratici sempre piu costosi che richiedono una maggiore disponibilita di risorse finanziarie. Il primo autore che, nei primi decenni del Duecento, affronta il tema dei tributi, e Raimondo di Pennaforte. La sua Summa de paenitentia costitui il termine di paragone per tutte le altre composte, fino al sec. XV, dai teologi moralisti e da alcuni canonisti. Se la sua riflessione non trova una uguale eco tra i civilisti, e pur vero che anche questi non mancarono di occuparsi degli aspetti etici e religiosi posti dalla tassazione. Tutti, comunque, sia i teologi moralisti che i giuristi, sono costretti ad ammettere che la prassi e la legislazione fiscale dei comuni italiani e in aperto contrasto col diritto romano e canonico. La questione – che riguarda sia la tassazione diretta che indiretta – non trova una adeguata soluzione. La parte finale del saggio si occupa, pertanto, di alcuni statuti cittadini e della legislazione regia per la Sicilia. EnglishThe fiscal drag has always propounded juridical, economic, ethical, religious problems as well since today. After the feudal age, the impressive development of the italian commune and of the national kingdoms required new sources of revenue due to a larger bureaucracy and frequent military enterprises, more and more expensive. The first author who thorougly examined the issue, around 1236, was Raymond of Penafort. His Summa de Paenitentia exerted a wide influence over the following moral theologians and some canonists until the XVth century. If civilists did not equally echoed Raymond’s views, it does not mean that they disregarded the ethical and religious facets of taxation. Both, moral theologians and lawyers as well, were forced to admit, at least, that existed a radical contrast between the ius commune and the fiscal praxis and legislation of the italian cities. At the end, the whole question – related to direct and indirect taxation – did not find a positive solution or arrangement. The final section of this paper therefore explores some – few, indeed – statutes issued by medieval italian statutes and by the kings of Sicily.
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