Dosimetria personalizzata nel trattamento delle metastasi radioiodio-captanti da carcinoma differenziato della tiroide

2020 
Il carcinoma differenziato della tiroide (CDT) e una neoplasia generalmente a prognosi favorevole; tuttavia, puo manifestarsi gia all’esordio con metastasi sia linfonodali che a distanza, rappresentando queste ultime la causa primaria di morte. I principali fattori predittivi dell’evoluzione e dell’esito clinico nei pazienti con CDT metastatico sono rappresentati dall’eta, dalla sede delle metastasi e dalla capacita di queste di captare lo Iodio-131 (131I). A tutt’oggi e ancora acceso il dibattito sia sulle attivita di 131-radioiodio da somministrare (necessariamente diverse a seconda della sede della malattia metastatica) sia sulla strategia da utilizzare: 1) approccio empirico mediante la somministrazione di attivita fisse e standard; 2) approccio dosimetrico che prevede la somministrazione di attivita personalizzate per singolo paziente. Inoltre, non vi e ancora comune accordo sull’attivita cumulativa massima di 131-radioiodio che non sarebbe consigliabile superare nei pazienti sottoposti a ripetute terapie con 131I. Recentemente, e stato presentato al Ministero della Salute un Documento di Consensus intersocietario, a cura dell’Associazione Italiana di Medicina Nucleare (AIMN) e dell’Associazione Italiana di Fisica Medica (AIFM), riguardo l’ottimizzazione della terapia con approccio dosimetrico, ai sensi della Direttiva Europea 2013/59/Euratom. Le evidenze della letteratura (seppur limitate), i progressi tecno-metodologici e, per ultimo, la prossima applicazione della suddetta direttiva europea, rendono oramai necessaria una maggiore sensibilizzazione/divulgazione tra gli operatori (medici nucleari ed endocrinologi) circa l’opportunita/necessita di avviare i pazienti con metastasi iodio-captanti da CDT al trattamento con 131I, avvalendosi dell’approccio dosimetrico personalizzato che permetterebbe sia una maggiore efficacia terapeutica (con conseguente miglioramento della sopravvivenza complessiva e libera da malattia), sia la riduzione “controllata” della dose assorbita (energia “depositata”/unita di massa) al corpo intero e agli organi critici (midollo osseo e polmone), anche nell’ottica di un’ulteriore riduzione del rischio stocastico ipotetico per una seconda neoplasia (in particolare stomaco, vescica).
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