La qualità della vita: una valutazione spesso trascurata nei pazienti con arteriopatia periferica
2015
L’arteriopatia periferica (PAD) degli arti inferiori e una condizione di frequente riscontro nella pratica clinica, con una prevalenza che cresce con l’aumentare dell’eta1,2. In una popolazione in normali condizioni di vita, infatti, la PAD e stata riscontrata in meno del 3% di soggetti con eta <60 anni, ma in piu del 20% di quelli con eta ≥75 anni3. I comuni fattori di rischio modificabili associati all’aterosclerosi coronarica concorrono anche all’aterosclerosi del circolo periferico, con un ruolo maggiore per il fumo di sigaretta e il diabete mellito. Le manifestazioni cliniche della malattia sono quanto mai varie, andando da casi del tutto asintomatici ad altri caratterizzati da claudicatio lieve, media o severa fino a giungere a quadri di grave ischemia cronica che possono rendere necessari l’intervento chirurgico di bypass o l’amputazione dell’arto. Piu del 30% degli uomini e delle donne affetti da PAD riferiscono, infatti, claudicatio intermittens (IC)4. E inoltre importante ricordare l’associazione con altre manifestazioni aterosclerotiche, quali la malattia coronarica e la vasculopatia carotidea, dal momento che queste ultime rappresentano la principale causa di morbilita e mortalita nella popolazione con PAD5. E stato dimostrato che i pazienti affetti contemporaneamente da PAD e coronaropatia hanno una malattia aterosclerotica coronarica piu severa e diffusa rispetto ai pazienti affetti esclusivamente da coronaropatia6; recenti studi supportano l’ipotesi che la PAD, inducendo uno stato proinfiammatorio marcato, contribuisca all’insorgenza di disfunzione endoteliale anche in altri distretti, in particolare in quello coronarico; in questo senso, la presenza di PAD, oltre a costituire un inequivocabile marker di rischio cardiovascolare, eserciterebbe un ruolo attivo nell’insorgenza e nella progressione delle lesioni aterosclerotiche a livello coronarico7. Nell’ambito delle strategie terapeutiche, la correzione dei fattori di rischio modificabili, mediante accorgimenti sullo stile di vita, e la terapia farmacologica, volta a ridurre il rischio di eventi avversi cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus e decesso), rappresentano un indispensabile ausilio alla gestione iniziale del paziente con PAD. Tuttavia in molti casi il solo trattamento medico determina effetti minimi o nulli sulla sintomatologia dolorosa; per questa ragione la rivascolarizzazione chirurgica o percutanea trova sempre piu largo impiego. In particolare, sebbene la chirurgia sia stata il cardine storico della terapia di rivascolarizzazione della
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