Storie che fanno bene, storie che fanno male. Esercitare la responsabilità e le competenze narrative: una proposta didattica

2015 
Il percorso formativo di cui l'articolo rende conto, offrendone una descrizione dettagliata, si presenta come un’occasione privilegiata per attivare – attraverso il confronto con diversi supporti narrativi e figurativi – la consapevolezza degli operatori della cura in merito al loro ruolo nella co-costruzione di “storie che fanno bene” o, rispettivamente, “che fanno male”. Un ruolo a cui e impossibile sottrarsi: se non tutti i pazienti chiedono di essere accompagnati nel racconto di se, tutti sono ricettori di narrazioni che di loro fanno i curanti, in forme diverse, in modo consapevole, esplicito o meno: racconti distratti o racconti generosi, capaci di ferire o di sanare. Prendere sul serio la narrazione vuol dire riconoscere che il racconto (la "story") dei “fatti” (la "history") concorre a dare un senso all’esistenza piu che mai in condizione di difficolta e di malattia: il racconto intensifica la sofferenza insita in una situazione o, viceversa, ne attenua l’impatto. Cio vuol dire allora attribuire a chi si prende cura dell’altro anche una “responsabilita narrativa”, che deve e puo essere coltivata, in particolare di fronte a pazienti segnati oltre che dalla malattia e dalla sofferenza, da una "vulnerabilta narrativa". Per far fronte a cio e necessario coltivare la propria "competenza narrativa".
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