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Colbran, the muse

2009 
Valutazione finale: DISCRETO Non ci scandalizza la copertina cosi sfacciatamente glamour dell'ultimo disco di Joyce DiDonato, ne l'accostamento esplicito alla diva ottocentesca "musa" del maestro Rossini, appunto. Divismo patinato e sensualita prorompente erano proprie della Colbran-artista (e forse anche della donna), al piu si manifestavano attraverso il linguaggio e i costumi dell'epoca. Il parallelo estetico e quindi pertinente. Cio che perplime ancor prima dell'ascolto, semmai, e la scaletta, costituita interamente da titoli che ormai sono diventati dei classici del Rossini serio. Ci si aspettava, dopo 30 e passa anni di Rossini reneassance, l'inserimento di qualche pagina meno frequentata, mentre la DiDonato sembra voler giocare sul sicuro proponendo arie e scene che il melomane medio oggi come oggi non fara fatica a riconoscere. Giocare sul sicuro si fa per dire, perche ovviamente tali titoli richiamano subito alla mente le voci di quelle artiste capostipiti della rinascita del Rossini serio in epoca moderna, vere e proprie pioniere del belcanto primo-ottocentesco che, senza la rete di una tradizione esecutiva o di un accurato studio filologico, si sono buttate gia negli anni 50 e 60 nella scommessa dei ruoli Colbran. E tali pioniere, seppur lontane dal rigore col quale le loro colleghe dagli anni 70 in poi hanno approcciato il suddetto repertorio, sono in compenso per lo piu fuoriclasse in senso puramente canoro e, spesso, anche interpretativo giacche parliamo della Callas (prima Armida dell'era moderna), della Caballe (Donna del Lago), della Sutherland (Semiramide), della Zeani (Otello), della Gencer (Elisabetta). Tutti soprani, grandi soprani, seppur dalla vocalita spesso molto diversa.
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