Un insegnamento segreto (Plat. Phaed.62b)

1999 
Nel carcere di Atene, al limite della propria esistenza, Socrate di scute con i discepoli intrecciando e sovrapponendo jaMoi e X?yoi, fino al momento in cui berra la cicuta, fino al calar del sole. Tra le prime battute che nel Fedone Platone fa pronunciare al maestro compaiono due affermazioni apparentemente contraddittorie: chi ? dawero sa piente desidera morir?, tuttavia non ? libero di togliersi la vita poich? non ? lecito il suicidio 1. La spiegazione del primo enunciato assume toni e contenuti prettamente platonici: il vero, che il filosofo deve rag giungere, non appartiene alia din?mica dell'apparire, ma pu? esser coito soltanto quando viene portata a termine una completa purifica zione (xcrfraQOi?), soltanto quando viene eliminata del tutto ogni con taminazione con il sensibile. Se morte ? separazione dell'elemento im mortale da quello mortale, potra dirsi dawero sapiente soltanto colui che gi? in vita ha iniziato a scindere quest'unione di parti per natura distanti; la filosofia ? "esercizio di morte" 2, abitua Panima a racco gliersi "quanto pi? ? possibile da sola in se stessa, dicendo addio al corpo" 3, a tenersi lontana dalle passioni, dai piaceri e dai dolori che "quasi avessero un chiodo l'inchiodano al corpo, al corpo la saldano, del corpo le danno sembianza" 4; la filosofia spinge Panima a volgersi a quanto vi ? di pi? puro e costante, a quanto per natura ? ad essa congenere.
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