Della ragion di stato et della prudenza politica

2007 
Della Ragion di Stato e della Prudenza politica, incompiuta per la morte dell’autore, viene pubblicata nel 1623 presso Alessandro Corvini. Apprezzata da Croce e Meinecke, l’opera era considerata da Gabriel Naude, nell’ottica della filosofia politica contemporanea, all’altezza di trattatisti politici europei quali Machiavelli e Bodin. Se nel Cinque-Seicento il sintagma “ragion di stato” e una delle parole chiave della semantica politica italiana, poi europea, Bonaventura non si sottrae alla sfida teorica lanciata dal dibattito, nella piena comprensione della dignita della posta in gioco: l’arte di governo e i processi di razionalizzazione della politica nell’eta moderna. Pienamente consapevole, tuttavia, di maneggiare una nozione teorico-pratica complessa e delicata per la sua ricaduta morale, di fronte all’accusa rivolta dai contemporanei alla ragion di stato di sacrificare le virtu etiche all’”utile “ politico, di “honestare il male”, “trasgredir l’honesto” e di rendere azioni e mezzi illeciti, “ragionevoli”, Bonaventura tenta di salvaguardare il rapporto politica-etica, utile-onesto, insistendo sulla strutturale differenza tra “rea Ragion di Stato” e “buona Ragion di Stato”, cioe tra il male e il bene in politica, facendo ricorso all’ermeneutica delle fonti (classiche e contemporanee) e degli esegeti di Aristotele, con esiti non del tutto scontati.
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