Un andare pensando: Primo Levi e la "zona grigia"

2017 
Il lavoro propone tre aree di riflessione: 1) la convinzione che l’approdo, conclusivo nell’opera di Levi, alla "zona grigia" sia, all’interno del corpo leviano, seminale fin dall’inizio e sviluppatosi via via lungo gli anni in un crescendo di sofferta problematizzazione, nella convinzione sempre piu radicale in Levi che un’interpretazione dicotomica "carnefici-vittime" della fenomenologia del Lager sia del tutto semplicistica e riduttiva dell’orrore annientante ogni coscienza sofferto nel buco nero della realta concentrazionaria; 2) la presenza nell’intera opera di Levi di un paradigma psicoanalitico, non teorizzato esplicitamente ma affiorante in molteplici occasioni nella scrittura leviana e del tutto utile a far uscire l’interpretazione del corpus leviano da una contrapposizione troppo secca e riduttiva tra "razionalismo e irrazionalismo": l’esame attento e non pregiudiziale dell’opera di Levi legittima la possibilita di ascoltare in Levi un’eco diverso, inesplorato, come tale "diversamente" coerente con il significato profondo di tutta la sua opera; 3) un’estensione del paradigma cognitivo ed etico della "zona grigia" all’esperienza organizzativa: anche nell’organizzazione puo accadere che, se i collaboratori tutti, sottoposti a un potere cieco e assoluto, distruttivo di ogni patto e regola vigenti, non retrocedono dal perseguire gli obiettivi personali, pur legittimi, ma solo dipendenti dalla volonta del potere assoluto, inevitabilmente cadono in collusioni con le manifestazioni diverse agite dal potere assoluto, assumendo in questo modo, accanto a quello di vittime, il ruolo di co-carnefici.
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