Per un'architettura umana : ricerca critica sulle relazioni e sul ruolo dell'Architettura per Yona Friedman

2012 
Premessa 1956-1962 Nel Secondo dopoguerra, i problemi che accompagnavano la ricostruzione delle citta restavano le conseguenze relative ai cambiamenti produttivi e sociali dovuti all'industrializzazione e all'aumento demografico: i grandi mutamenti produttivi della societa industriale avevano rotto equilibri sociali secolari, stravolgendo le nozioni di tempo e spazio, ora variabili dipendenti del profitto e, nonostante i due grandi conflitti, a meta del XX secolo si assistette a un'esplosiva crescita demografica. Venivano dipinti scenari apocalittici, che dilagavano nell'opinione pubblica: dal suicidio collettivo per via di una guerra nucleare alla lotta per la sopravvivenza per quando si sarebbero raggiunti i sei miliardi di esseri umani, come prevedeva Alfred Fabre-Luce. Intanto si susseguivano incessanti le invenzioni di nuove macchine e di nuovi oggetti di consumo. Un nuovo popolo di emigranti gonfiava le citta, a discapito di quello rurale, i cui agricoltori ora potevano produrre da se 25 quintali di grano, rispetto ai cinque di un tempo. I contadini senza terra si rivolgevano al sogno della grande citta, in cui la vita appariva piu facile e felice. S'aggiungevano anche le brillanti promesse del settore terziario, oltre all’oramai vecchio astro nascente del settore secondario. L'autoveicolo diventava un bene comune, simbolo di liberta individuale; cio condusse ai problemi di traffico e inquinamento; per molti il centro commerciale diventava la nuova piazza. La distruzione di citta importanti rese la ricostruzione un'occasione per riformare i tessuti urbani secondo le nuove esigenze della citta moderna. Pero, a differenza per esempio dei progettisti delle New Towns howardiane o della citta funzion-alista, alcuni architetti e urbanisti dell'allora nuova generazione si soffermarono su un fattore mai considerato: la liberta di scelta dell'abitante. La congestione umana conduceva a un inevitabile razionamento" degli spazi, portando alla costruzione di casermoni residenziali: «Dire che non costruiamo cio che l'uomo desidera realmente e che gli si debba domandare cio che vorrebbe senza imporgli delle soluzioni-tipo e di una demagogia vergognosa. (...) Sarebbe piu onesto constatare che l'uomo non e piu libero di scegliere il suo habitat. (...) Posto nei quartieri popolari delle vecchie citta, egli soffre del razionamento degli elementi naturali: l'acqua e l'aria pure, il silenzio (lo spazio dello spirito per Saint-Exupery). Ma anche se lo trasportassimo in una citta nuova in mezzo alla natura, con aria pura, silenzio e verde, si annoierebbe subito. Le donne rimpiangono i faccia a faccia che consentono loro di chiacchierare da finestra a finestra». Nel tempo, per molti architetti [isolamento tragico dell'abitante nell'Unite di Marsiglia (1949)] divento l'emblema di un approccio fallimentare, quello dei quartieri popolari immersi nel verde e pieni di servizi, ma entrambi inutilizzati. La citta industriale non era un'agglomerazione spontanea e stratificata nel tempo ma costruita a priori e immediata: l'individuo veniva catapultato in un ambiente a lui estraneo, eliminando il senso di appartenenza. Per qualche risvegliata coscienza era tempo di cambiare...
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