Il “patto” di stabilità interno: le prospettive del “patto” e le questioni del contesto

2009 
Nella situazione attuale, gli effetti strutturali del patto di stabilita interno vanno considerati con ogni attenzione. Questi effetti sono “prociclici”: essi aggravano i fenomeni deflattivi che, dopo la crisi del 2008, sono oggi pesantemente in corso. L’analisi statistica condotta mostra una marcata differenziazione degli effetti sul territorio. Nel Centro-Nord prevale, strutturalmente una tendenza alla riduzione della spesa dei Comuni e ad un alleggerimento della pressione fiscale. Risulta, invece, una tendenza opposta nel Mezzogiorno. Cio produce una rilevante riduzione del divario tra le risorse disponibili (divario che, nel 1999, e pari al 30% e, nel lungo periodo, si va via via riducendo fino ad arrivare al 10 %), riduzione che, per competenza, ma anche per cassa, e effetto di un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, attraverso imposte sensibilmente piu elevate (tale incremento della pressione fiscale ha prodotto un incremento tendenziale delle entrate, che e pari, per gli anni a partire dal 1999, per competenza, al 25,4% nel Mezzogiorno, contro il 16,9% del Centro-Nord). Si mostrano, in secondo luogo, i gravi rischi che l’attuale situazione comporta per la tenuta finanziaria dei bilanci degli Enti. Sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno, in termini di competenza, risulta una tendenza al formarsi di disavanzi (in realta, in valore assoluto assai modesti). Il fenomeno preoccupante e tuttavia quello della mancata copertura degli oneri di ammortamento dei mutui, che dovrebbero essere coperti, nell’impianto del T.U.E.L. (cfr., in particolare, l’articolo 162, comma 6), nella parte corrente dei bilanci.
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