La ricerca-azione partecipata nell'attivazione comunitaria

2010 
Sempre meno oggi riusciamo a pensare la comunita in riferimento alla dimensione spazio-temporale che era stata alla base della definizione delle comunita tradizionali. Il processo di «stiramento» che la societa ha subito evidenzia le dinamiche di disancoraggio delle persone da contesti fisici bende finiti1. Risultando le relazioni sociali de-territorializzate pare mancare la dimensione della fisicita dello spazio come fattore aggregante. Di fatto, «oggi ‘comunita’ fa sempre piu riferimento all’aspetto comunicativo legato alla condivisione di determinati interessi piuttosto che alla concentrazione territoriale». Tali processi denunciano la necessita di guardare alla comunita rivisitando alcune categorie che in passato si erano rivelate efficaci e impongono un approccio che tenti di capire la complessita che oggi il concetto di comunita lascia emergere. Complessita che ci pone davanti ad un Giano Bifronte: da un lato la dimensione comunitaria riesce ancora ad evocare, nonostante le trasformazioni in atto, qualcosa di rassicurante, di familiare, di «buono», ma dall’altro ci rimanda indietro un senso di oppressione, di perdita di liberta, di controllo sociale. Questi sono gli aspetti piu immediati rispetto ad un termine che di recente ha riacquistato centralita. Le riflessioni che seguono non costituiscono la risposta all’interrogativo su quali delle dimensioni su citate sia piu adeguata a descrivere la comunita oggi, ne portano all’individuazione di indicatori che ci consentano di definire un aggregato umano come comunita, ma rappresentano semmai il tentativo di lettura di alcune permanenze comunitarie.
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