Nuovi modelli residenziali: riuso di manufatti industriali e reinsediamento su aree industriali di nuovi quartieri sostenibili

2012 
1. Il riciclaggio delle aree industriali dismesse La necessita di salvaguardare la risorsa suolo limitando l’edificazione residenziale ex novo, impone una riflessione critica sulle possibilita di trasformazione offerte dalla considerevole quantita di manufatti e superfici libere che costituiscono le numerose aree produttive interessate da fenomeni di dismissione – che, non di rado, si trovano in posizione strategica rispetto alle dinamiche insediative delle aree urbanizzate limitrofe. La ridefinizione del ruolo di questi spazi nel corpo della citta rappresenta nel contempo una necessita e una risorsa, nella misura in cui «lo spazio entro il quale vivremo i prossimi decenni e in gran parte gia costruito» (Secchi, 1984); essa costituisce inoltre «un’occasione straordinaria per sperimentare forme insediative e modi di costruire maggiormente sostenibili» (Bondonio, 2005). Alla luce della progressiva cessazione e/o delocalizzazione delle attivita produttive, che si manifestano sempre piu spesso e a cui fanno seguito, immancabilmente, fenomeni di obsolescenza e progressivo abbandono del patrimonio edilizio industriale, appare evidente come oggi il progetto contemporaneo non possa sottrarsi ad un confronto con i manufatti che di questi processi rappresentano gli scarti piu immediatamente percepibili. Questo tipo di progettazione ha come presupposto la possibilita di un “secondo tempo” della vita degli edifici, successivo a quello della funzione per cui erano stati costruiti, che si configura come il tempo della modificazione – da intendersi come interpretazione critica dell’esistente – dell’adattamento a nuovi usi, del riciclaggio. Quest’ultimo, condotto secondo un approccio di tipo progettuale e non meramente conservativo, occupa oggi un ruolo di primo piano nell’ambito del progetto di architettura anche in ragione del rilievo che la questione della cosiddetta sostenibilita e andata via via assumendo. Naturalmente si tratta di una pratica che, seppure in maniera discontinua e con motivazioni ed esiti di volta in volta differenti, e da sempre presente nella storia dell’architettura; la disponibilita degli edifici a ospitare funzioni altre rispetto a quelle per i quali sono stati originariamente concepiti e realizzati, nonche ad adeguarsi ai cambiamenti e alle nuove esigenze poste dal continuo evolversi dei loro fruitori, testimonia la straordinaria capacita di adattamento che e caratteristica dei manufatti architettonici. Nel caso in cui edifici appartenenti al patrimonio edilizio esistente vengano riciclati, l’insieme degli interventi di modificazione a cui sono sottoposti non si limita al cambio di destinazione d’uso o ad un semplice adattamento normativo, bensi implica una ridefinizione delle qualita spaziali generali dell’edificio e dunque della sua forma, che si ripercuote inevitabilmente sul suo significato e, non da ultimo, sul suo ruolo urbano. Nonostante sia stata oggetto, negli ultimi trent’anni, di svariate riflessioni in ambito architettonico e urbanistico, la questione del recupero delle aree produttive dismesse ha considerato solo marginalmente il tema della residenza, solitamente affrontato con la demolizione delle fabbriche esistenti e con la loro sostituzione con insediamenti di nuova realizzazione. La riconversione in residenze di queste aree – o dei singoli manufatti che vi insistono – sottointende una verifica
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