AURELIO GIUSEPPE AMATUCCI

Chi esamini le opere dell'Amatucci ai primissimi esordi della sua camera scientifica, rimarr Ii per li un po' sconcertato: nello stesso anno 1893 egli pubblicava infatti insieme con due studi d'argomento classico, su Appio Claudio Cieco e su un'ep grafe puteolana, un saggio sulle grandi epopee nazionali. Qualche anno dopo, nel 1898, faceva uscire insieme con scritti vari di filolog a e di archeologia, una tradu zione da Ibsen, alla quale anzi nel 1901 seguiva un saggio sui pensiero del sommo drammaturgo norvegese. Eppure, di questa apparente diversit e molteplicit di interessi, non difficile trovare la spiegazione. L'Amatucci non ha inforcato sempre gli occhiali del fil logo, ma ha visto prima il mondo coi suoi stessi occhi: non rimasto ch uso nel campo specializ zato degli studi classici sin daH'inizio, ma anzi partito con ben diversi intendimenti intellettuali. Egli ed un piacere sentirlo raccontare da lui con la t pica arguzia campana ha passato gli anni della sua gio vinezza nei circoli giornalistici della Napoli d'allora, con lo Scarfoglio, con la Serao, con altri. Da questa esperienza egli ha tratto una vivacit di pensiero, una modernit di indirizzo, un impeto battagliero di argo mentazione che ha portato poi neWhortus conclusus della filolog a, e nell' atmosfera della scuola, in eui stato maestro amato e seguito pro prio perch dei giovani ha sentito con umanit impareggiabile il tumulto di rinnovamento e il fremere di id alit magnanime. Si pensi infatti cosa era allora, alla fine del sec lo scorso, lo studio scientifico dell'antichit , in Italia: eccetto qualche sommo sing lo, non si pu dire che le nostre scuole potessero a quel tempo gareggiare con quelle d'altre nazioni europee; e da noi dove pure aveva avute le sue origini la filolog a intristiva o neirimitazione di metodi forestieri o nel riscaldare antiche glorie paesane. L'Amatucci che godette la fortuna di ascoltare maestri come il Vitelli e il Cocchia, ebbe subito sin daH'inizio un senso pi comprensivo della filolog a, concepita come scienza dell'antichita: non